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Nascondimento e rivelazione sono le due figure attorno a cui si raccolgono i significati della scrittura del Manzoni lirico. Dal giovanile 'ritrarsi' fino al confronto maturo con il Dio che si rivela e si nasconde, l'opera manzoniana trova nella poesia la propria 'via regia' all'inquieta ricerca del vero. Da questo orizzonte originario, presto condensato nell'emblema del 'sentire e meditare', si sviluppa una parola che vuole essere profezia e testimonianza, preghiera e meditazione della sublime ironie della croce, scenario tragico e spazio di affidamento a una grazia dai contorni 'materni'. Manzoni attraversa la frattura del Romanticismo senza tentazioni nostalgiche, ma volgendo lo sguardo a Gerusalemme, masticando e rimasticando la parola delle Scritture fino ad interiorizzarla e restituirla alla compagnia degli uomini. II poeta si riappropria così del tempo attraverso la riscoperta della tensione apocalittica giudaico-cristiana e in tale prospettiva escatologica declina il proprio impegno di poeta 'civile', dando forma altresì ad un diverso linguaggio dell'esperienza lirica.